literature

I Custodi del Graal

Deviation Actions

Dark-Black-Reaper's avatar
Published:
363 Views

Literature Text

In pochi sanno quel che sul serio accadde al manufatto noto come "Il Sacro Graal".
Molti sono i suoi nomi e molte sono le speculazioni circa i suoi poteri miracolosi. Ma la storia si basa su fatti documentati e non lascia spazio all'immaginazione o alla fede.
Due cose però sono certe.
Primo: colui che è passato ai posteri con il nome di Gesù (e con molti altri nomi) vi ha bevuto durante quella che è nota come "L'Ultima Cena". Gli eventi che seguirono, servirono solo ad alimentare e fomentare l'aurea mitica intorno al suo personaggio, ma non ci soffermeremo sulla veridicità di questi eventi. Piuttosto, ciò che ci interessa fu il susseguirsi di eventi e di divinizzazione degli oggetti a lui appartenuti. Molti sono giunti fino ai giorni nostri, siano essi reali, apocrifi o fasulli (e anche qui non ci soffermiamo sull'autenticità di questi manufatti): dal Sacro Sudario ai Chiodi della Croce, fino a giungere al Graal. E questo ci porta alla seconda certezza: il Sacro Calice è, senza ombra di dubbio, perduto. Nessuno dei calici che ci sono pervenuti con tale nome sono realmente autentici. La povertà della figura di Cristo e la frugalità dell'Ultima Cena, ci obbligano a considerare qualsiasi Magnifica Coppa manifestante l'opulenza e la ricchezza del Dio, un falso.
Quel che cercheremo di fare ora, è ripercorrere le vicende di coloro che sono entrati in possesso di questo oggetto. Per quanto le fonti di quel periodo siano frammentarie e spesso poco attendibili, riteniamo che quelle stesse fonti siano più attendibili di quelle seguenti all'affermazione della religione Cristiana e del periodo dello smercio incontrollato di Reliquie nel periodo Medievale.
Attraverso il Novo Testamento ci è pervenuto il nome di Giuseppe d'Arimatea, personaggio curiosamente presente in tutti e quattro i Vangeli Canonici. Secondo le leggende che sono nate in seguito alla nascita del ciclo arturiano legato al Graal, Giuseppe avrebbe usato lo stesso calice usato durante l'Ultima Cena per raccogliere del sangue uscito dalla ferita al costato inferta da un centurione al Figlio di Dio.
Seppur la parte di Giuseppe legata al ciclo arturiano lo veda muoversi verso la Britannia con il Graal e lo riconosca come fondare della primo centro Cristiano oltre la Manica, secondo alcuni studiosi la coppa non si allontanò mai particolarmente dalla Terra Santa. Tuttavia possono essere di nostro interesse alcune vicende, ritenute apocrife, che indicano la presenza di una coppa in grado di tramutare l'acqua in vino non lontano dai luoghi in cui giunse la predicazione del Figlio di Dio. Il che ha un duplice interesse: al Graal son sempre stati attribuiti poteri mistico-magici (a cui potremmo comunque far riferimento con il termine di "miracoli") ed è interessante considerare l'analogia con le Nozze di Cana, il primo Miracolo compiuto da Gesù secondo quanto descritto nei Vangeli. Inoltre, la celebrazione della liturgia della Messa, che rivive i momenti salvifici dell'Ultima Cena, presenta l'analogia del vino tramutato in sangue di Cristo in remissione dei peccati. Giseppe d'Arimatea raccolse nel calice usato nell'Ultima Cena il sangue del Salvatore, il che può farci ragionare su come alcuni fatti legati alla vita di Cristo potrebbero essere invece legati alla natura mistica dell'oggetto del Graal, piuttosto che al personaggio. Ma come abbiamo detto in precedenza, non ci soffermeremo sulla veridicità della vicende riportate nei Vangeli. Riteniamo comunque interessanti dal punto di vista storico certe analogie, considerando la possibilità di una stesura postuma dei Vangeli Canonici (datati intorno al 70-100 d.C.). Di conseguenza sarebbero gli stessi Vangeli e le vicende a lui legate a garantirci la presenza del Graal in Terra Santa nel periodo immediatamente postumo alla morte del Salvatore.
Alcuni recenti studi riportano inoltre la possibilità che il viaggio di Giuseppe d'Arimatea in Britannia, derivi da un'errata traduzione del termine Britia, ovvero la città di Edessa in Anatolia. Se così fosse, possiamo ritenere che Giuseppe vi si trasferì nei suoi pellegrinaggi di diffusione del Verbo.
Da lì le fonti iniziano a mancare. Alcuni manoscritti rinvenuti di recente in alcuni scavi nei pressi di Damasco, riportano la presenza della Coppa in continuo movimento, in mano a pellegrini devoti, pronti a proteggerla dalle persecuzioni. Quel che si intuisce è che non fu mai custodita in un unico posto più a lungo di qualche mese, ma soprattutto, che già intorno ad essa veleggiava un aurea mistica di venerazione e che da molto tempo non veniva utilizzata durante le liturgie.
Arriviamo quindi al IV secolo d.C., precisamente durante il regno di Costantino I. La progressiva accettazione e affermazione della religione Cristiana permise agli allora custodi del Graal di vivere con maggiore serenità, senza troppe preoccupazioni delle persecuzioni. Con il Battesimo in punto di morte di Costantino I si ebbe un'ulteriore svolta. In seguito il Graal fu probabilmente portato in Anatolia e lì custodito in un luogo stabile che non ci è pervenuto.
Dopo il concilio di Calcedonia (451 d.C.), dove furono definite le principali sedi della cristianità, il Graal venne trasferito in via definitiva a Costantinopoli, per ragioni religiose e di sicurezza della reliquia. Il Graal finì dunque (probabilmente) in mano al Patriarca della città. Di questi fatti resta comunque l'incertezza, poiché non esistono manoscritti e documenti al riguardo e, se esistono, non sono di pubblica consultazione, come molti dei testi tenuti nell'Archivio Vaticano. Quando si tratta di religione è sempre molto difficile giungere a dei dati storici soddisfacenti, poiché i fatti vengono intrisi ed intrecciati all'aurea mitico-magica e spesso risulta molto difficile giungere ad delle soluzioni soddisfacenti.
Daremo quindi ora per scontata la permanenza del Graal a Costantinopoli per diversi secoli, poiché non ci sono testimonianze dello stesso fino all'avvento della prima Crociata. Ma andiamo con ordine.
L'avvento dell'Islam a partire dalla predicazione di Maometto, trasformò la terra di origine del Figlio di Dio in un luogo non adatto al mantenimento e alla permanenza della reliquia, per via del rischio che andasse perduta, se non addirittura distrutta. Resta comunque il bisogno di far notare, che seppur Gesù sia considerato un profeta dalla religione islamica, non era detto che gli oggetti a lui appartenuti potessero avere lo stesso valore religioso che la la comunità cristiana gli attribuiva.
La rapida espansione dei Turchi nel territorio dell'Anatolia spinse l'allora Imperatore Alessio I Comneno a richiedere un aiuto militare per la difesa della città di Costantinopoli. La lettera è considerata tutt'oggi la vera causa scatenante della Prima Crociata poiché durante il Concilio di Clermont, Papa Urbano II lesse la stessa durante un suo discorso, alla fine del quale la folla iniziò a gridare "Deus lo vult" e in pochi mesi furono pronti a partire per la liberazione della Terra Santa.
Ma torniamo al Graal. Come abbiamo poch'anzi affermato, abbiamo dato per scontata la presenza del Calice a Costantipoli per i secoli che corrono tra i due differenti momenti storici che ne fanno menzione. Come mai quindi il Graal fu ritrovato dai Genovesi durante l'assedio di Cesarea in un tempio edificato da Erode il Grande? Sin dall'inizio abbiamo messo in chiaro una cosa: il Graal custodito a Genova in San Lorenzo è un falso, un oggetto che ha acquistato fama senza alcuna prova fondata della sua provenienza. Ci basti pensare che è pure stato confuso per il piatto su cui fu deposta la testa di Giovanni Battista. Ma, se ci imponiamo di andare con ordine, possiamo tenere conto di una cosa: dei tanti cavalieri che passarono da Costantinopoli, alcuni forse entrarono in contatto con l'oggetto e riuscirono a comprenderne l'importanza.
Recenti ritrovamenti in Cappadocia hanno confermato che il Graal effettivamente si mosse da Costantinopoli e si spostò progressivamente insieme ai soldati che, battaglia dopo battaglia, si avvicinavano alla Terra Senta. La parte più interessante di questi scritti però non è tanto la conferma del movimento verso Sud-Est del Sacro Calice; non ci sorprende nemmeno la conferma che il Calice accompagnava la marcia come oggetto salvifico e in grado di accrescere il fervore dei credenti, persuasi della protezione Divina con esso al loro fianco. Ciò che acquista rilevanza è che gli scritti sono posteriori alla Terza Crociata e sono un dettagliato resoconto di ciò che accadde al Graal in quegli anni.
In Costantinopoli pare si formò un Ordine di dodici cavalieri, scelti tra gli schieramenti più influenti che prendevano parte alla crociata, e che si presero carico della protezione del manufatto per il bene della Guerra Santa e della Cristianità.
In seguito alla vittoria dell'esercito Cristiano e alla presa di Gerusalemme, l'Ordine dei Custodi del Graal subì forti pressioni e più volte rischiò lo sbando.
In seguito alla spartizione dei territori occupati, e poco prima dell'assedio di Cesarea, l'Ordine trovò il modo di separarsi da ogni tipo di legame con i vari schieramenti che avevano preso parte alla crociata. A causa del ruolo di immensa importanza che ricoprivano, ognuno di loro aveva ricevuto forti pressioni dai capi dei propri schieramenti, i quali desideravano impossessarsi del Graal al fine di ottenere maggior potere e influenza. L'Ordine aveva però giurato di fronte a Dio di proteggere il Calice, il che comportava che nessun sovrano avrebbe dovuto mai entrare in possesso di esso. Il Graal era di importanza vitale e i Cavalieri decisero di portare lontano il Calice e di disertare i rispettivi schieramenti e ciò che restava dell'Esercito Crociato.
Non a caso, conclusosi l'assedio di Cesarea, lo schieramento Genovese entrò in possesso del manufatto in vetro egiziano noto oggi come "Sacro Catino". La scomparsa del Graal non poteva essere rivelata e i primi che trovarono il modo di rivendicarne la proprietà furono proprio i Genovesi, guidati da Guglielmo Embriaco. Lo stesso Goffredo di Buglione, accanto al quale i Genovesi avevano combattuto per la presa di Geruslaemme, riconobbe l'importanza di nascondere la notizia che qualcuno era riuscito a sottrarre il Graal alla Cristianità e gli permise di tenere il manufatto e l'importanza che portava con sé: Gerusalemme era in mano cristiana e seppur il Graal fosse un oggetto vitale per il controllo dei fedeli, si poteva pur sempre sperare di recuperare l'originale in un secondo momento.
Cosa accadde ai dodici cavalieri dell'Ordine? Essi decisero di spostarsi nuovamente verso Costantinopoli in segreto e nell'anonimato. Rinunciarono infatti a tutto il loro entourage al fine di non dare nell'occhio e, nascondendo armi e armature, si spacciarono per mercanti in viaggio. Con loro viaggiavano solo dei discepoli, quelli che avrebbero dovuto ereditare il compito, in caso di sfortuna. L'Ordine diventò così un ordine segreto.
Il pellegrinaggio verso Costantinopoli però fallì. La mancanza di percorsi sicuri e l'obbligo di non lasciar comprendere la natura del loro viaggio, li costrinse a tornare sui loro passi e a nascondersi sotto gli occhi di Re Baldovino I. Presero sede quindi nei pressi di Gersualemme e lì vi restarono per diverse decine d'anni.
La prima minaccia alla stabilità trovata, fu la nascita dell'Ordine Templare. La velocità con cui si affermarono e accumularono potere e ricchezze, li portò a conoscenza della presenza del Graal in Terra Santa. Ma nello stesso periodo in cui i Templari riuscirono a localizzare con una certa precisione dove è chi fosse in possesso del manufatto, un altro evento scosse la Cristianità in occidente, trasformandosi in una nuova minaccia per i Custodi del Graal.
Per quasi un secolo i territori intorno a Gerusalemme avevano goduto di una certa tranquillità, seppur in un clima di perenne incertezza. Ma la disfatta dell'esercito cristiano a Hattin e la presa di Geruslaemme da parte di Salah ad Din (1187) costrinse i Custodi del Graal a migrare verso lidi più tranquilli.
Seppur per la Cristianità fu un vero disastro, il caos provocato dalla presa di Gerusalemme permise all'Ordine dei Custodi del Graal di fuggire inosservati alla ricerca di un luogo sicuro. Si unirono quindi a diversi gruppi nomadi di Cristiani in fuga, sperando di sfuggire alle persecuzioni.
Nello stesso periodo, appena avuta notizia della caduta di Gerusalemme in mano musulmana, Papa Gregorio VIII indì una Terza Crociata. Seppur dettagliate, le informazioni che riguardano il Graal cessano di specificare un luogo subito dopo la fuga dei Custodi da Gerusalemme. Nei quattro anni successivi l'Ordine vagò e iniziò a perdere forza e supporto. A causa dei continui spostamenti e dei rischi in cui incorsero, molti dei cavalieri e dei loro discepoli trovarono prematuramente la morte, indebolendo l'Ordine e portandolo a una situazione di estrema precarietà. Al tempo in cui i Templari si stabilirono ad Acri (1191), dei dodici cavalieri e discepoli su cui l'Ordine doveva contare, restavano solo quattro cavalieri e due novizi, accolti molto di recente.
La Terza Crociata aveva sì portato nuove forze cristiane in Terra Santa. Ma di chi potersi fidare?
E proprio fu in quel momento difficile, che la nuova forza e stabilità riacquistata dai Templari in Terra Santa, li condusse di nuovo sulle tracce del Sacro Calice.
Gli Scritti della Cappadocia riportano quindi gli spostamenti del Graal verso Nord. Questa volta l'intento era di portare infine il Graal in Europa, poiché la Terra Santa non era più un luogo sicuro. La loro divenne una fuga per la sopravvivenza, braccati costantemente da diversi membri dell'Ordine Templare. Gli scritti riportano in questo caso le modalità e le cause di morte dei restanti membri del'Ordine. Grazie al sacrificio di due cavalieri, i Templari furono depistati e i restanti quattro membri dell'Ordine riuscirono a giungere in Cappadocia, dove appunto son stati rinvenuti gli scritti in questione. Qui trovarono l'eterno riposo i due novizi e uno dei cavalieri in seguito a un caso di febbre non meglio identificata.
Da qui possiamo spingerci in diverse supposizioni. La prima e più plausibile è che l'ultimo Custode del Graal consegnò la Coppa a qualche messo, con il compito di recapitarla in Occidente. Probabilmente il messo non portò a termine il suo compito. Può essere che egli venì intercettato dai Templari e che il Graal finì in mano loro, ma lo riteniamo improbabile in quanto ci sarebbero informazioni riguardo il Sacro Calice e il suo utilizzo per infervorare i fedeli e mantenere alto il morale delle truppe. Riteniamo più probabile che il messo sia finito in mani Turche e che l'oggetto sia stato scambiato per una normale coppa (probabilmente custodita tra stracci, piuttosto che in uno scrigno, come vorrebbero gli scritti rinvenuti).
Purtroppo, se anche il Graal finì in mani musulmane o cristiane, la storia è scritta dai vincitori e molti fatti e motivazioni reali vengono tutt'ora tenuti nascosti. Se anche il Graal fosse riuscito a giungere in Europa (magari in mano al papa in persona), ciò non è noto.
Quel che è certo, è che il compito dell'Ordine dei Custodi del Graal fallì, poiché sul finire dei giorni dell'Ordine, non fu designato un nuovo Custode del Graal.
Non credevo mi sarei mai approcciato ad un racconto del genere. Devo  dire che comunque è stata una bella esperienza riprendere in mano i libri di storia e seguire passo passo le vicende riguardanti certi personaggi storici e le Crociate.
Ovviamente il racconto è intriso di una componente fantastica e alcune informazioni sono fittizie.
Ciò nonostante l'idea è nata dall'idea che il Graal sia smarrito proprio per la mancata designazione di un custode nel momento del bisogno.
E riguardo al testo non c'è molto altro da aggiungere.
© 2013 - 2024 Dark-Black-Reaper
Comments0
Join the community to add your comment. Already a deviant? Log In