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Dalla Polvere

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E insomma siamo qui.
Dimenticati.
Abbandonati in un cantuccio scuro.
Polvere.
C'è tanta polvere qui.
Molti se ne lamentano. Ma non è che possiamo farci molto. Siamo qui. E nessuno verrà mai a cercarci. Siamo stati dimenticati.
Dimenticata la nostra esistenza.
Pochi giorni fa è arrivato uno nuovo.
Continua a muoversi, ad agitarsi. Non riesce ad accettare la cosa.
Di essere ormai un'entità persa.
È così per tutti all'inizio.
Continua ad urlare, a romperci i timpani con la sua vocetta di plastica.
Abbiamo cercato di spiegargli che non può fare così. Non ci è permesso. Siamo stati dimenticati.
Non possiamo farci trovare di nostra spontanea volontà.
Non sono queste le regole!

Un giorno non riusciamo più a trattenerlo. Urla più del solito. Fugge. Esce da questo posto polveroso e dimenticato.
Esce alla luce del giorno e in bella vista. Uno di loro lo vede.

«Toh! Una penna! Chissà come ha fatto a finire per terra...»
La raccolse e la mise in un porta-penne.
Breve racconto che nasce dal caso e da un semplice e vago pensiero.
Chi mi conosce e ha letto qualcosa tra i miei pezzi, sa che non è la prima volta che mi ritrovo a raccontare una brevissima storia senza che ci sia un vero "perché".
Sono tutti racconti improbabili, senza troppo capo né coda, ma ho sentito il bisogno di raccontarli, per liberarmi la mente da spunti e disegni, per ordinare poi meglio le idee quando mi cimento in qualcosa di un po' più impegnativo.

No, il titolo non è assolutamente preso da quel CAPOLAVORO di videogioco che si intitola appunto "From Dust".
Me ne sono reso conto solo facendo 2+2 mentre giocavo a questo gioco oggi. Tra l'altro racconto e videogioco non hanno nulla in comune.
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